RIVISTA DI CULTURA INFORMATICA EDITA DA

NUMERO 51 – 2014

EDITORIALE

Si può ancora parlare di cultura digitale? – F. Patini, Agenzia per l’Italia Digitale

Tanti, tanti anni fa, quando è nata l’informatica, ed il computer (il “cervello elettronico”, ricordate?) era talmente estraneo alla nostra vita quotidiana che sembrò naturale, quanto necessario, cercare di capirne il senso, l’impatto su di noi e sulle cose, come sarebbero cambiate. Fu normale, nel cercare di capire la tecnologia, approfondirne il senso, anche in modo critico; sembrava naturale che prima, o insieme all’apprendimento dei fondamenti tecnici, si acquisisse cultura sulle nuove tecnologie e su come queste potessero modificare lavoro e vita quotidiana.
Poi, non so quando, in anni recenti il digitale, con tutto il suo serraglio al seguito di palmari, smart, app, social, sono dilagati nel nostro quotidiano e non abbiamo più cercato il senso complessivo di queste tecnologie. Sarà pure vero che non è più un’opzione essere “digitali”, chiunque noi siamo, ma forse una capacità di valutazione non guasta. E comunque non è sempre meglio essere consapevoli, piuttosto che non esserlo, specialmente in un mondo che ci sta “circondando” di tecnologia. Consapevoli di quanto, spesso a nostra insaputa, tutta questa tecnologia si porta dietro.
Dunque è arrivato il momento di pronunciare un concetto non più di moda: ritorno alla cultura. Per le tecnologie digitali è necessario un passaggio, meglio prima che dopo, di ritorno alla cultura cioè di capire, tutti, dovunque siamo e qualsiasi parte abbiamo in commedia, cosa è questa cosa che ci entra in tasca a prescindere che siamo un ragazzo, un personaggio pubblico, un cittadino, una azienda.
E questa “cultura del digitale”, con la capacità di interpretarla criticamente, deve entrare nella scuola, per tutti.


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