RIVISTA DI CULTURA INFORMATICA EDITA DA

NUMERO 69 – 2017

EDITORIALE

Il transistor: settantโ€™anni portati bene

Silvio Hรฉnin (AICA)

Era una giornata nevosa quel 23 dicembre del 1947 a Murray Hill (New Jersey), dove si trovava una delle sedi dei prestigiosi Bell Laboratories. I dipendenti si preparavano allegramente alle vacanze natalizie, ma un gruppetto di loro era ancora impegnato nella dimostrazione di una nuova tecnologia, messa a punto solo un paio di settimane prima. In uno dei laboratori al quarto piano dellโ€™edificio 1, due fisici quarantenni, Walter Brattain e John Bardeen, collegarono un microfono allโ€™ingresso di un piccolo circuito e una cuffia allโ€™uscita, che fu fatta indossare al direttore delle ricerche Ralph Bown. Brattain pronunciรฒ qualche parola nel microfono e Bown udรฌ chiaramente la voce nella cuffia. Amplificare un segnale elettrico non era certo una novitร , lo si faceva da quarantโ€™anni usando quei luminosi e caldissimi componenti, affamati divoratori di energia anche quando non fanno nulla, chiamati valvole termoioniche. Ma sul banco dei Bell Labs vi era solo un piccolissimo accrocchio di germanio, oro, plastica e graffette metalliche, che non emetteva nรฉ luce nรฉ calore. Era il transistor, il miglior regalo di Natale che i due ricercatori potessero fare alla loro azienda e a tutta lโ€™umanitร . Il nome non era neppure stato coniato, fu proposto lโ€™anno dopo da un altro ingegnere dei Bell Labs, John Pierce; nel suo tempo libero Pierce era uno scrittore di fantascienza, quindi abituato ad inventare parole nuove per concetti innovativi e futuristici.


spot_imgspot_img

Articoli Correlati

Previous article
Next article
wpChatIcon