EDITORIALE
I 50 anni della legge di Moore
Franco Filippazzi (AICA)
L’integrazione circuitale costituisce una grande rivoluzione tecnologica. Con l’avvento del transistore e della tecnologia dei semiconduttori si apriva una straordinaria possibilità , nasceva cioè il concetto di circuito integrato. Uno dei luoghi dove si sperimentavano queste nuove idee era la California, in quella che sarebbe poi stata chiamata la Silicon Valley. Li lavorava Gordon Moore, un pioniere del transistor, che ebbi modo di incontrare durante un viaggio di lavoro agli inizi degli anni ’60. Nel 1965 Moore scrisse un articolo su Electronics in cui faceva una previsione sui progressi della integrazione circuitale nel decennio a venire. Il suo approccio era molto concreto perchè non considerava solo i possibili sviluppi della tecnologia, ma teneva conto anche degli aspetti economici e di mercato. Per ogni dato anno, il livello di integrazione previsto da Moore era quello per cui risultava minimo il costo del singolo transistor. Sulla base di questo razionale economico, nonchè ovviamente delle proiezioni di sviluppo della tecnologia, Moore previde che il numero di transistor per chip sarebbe raddoppiato ogni anno nell’arco del successivo decennio. Nel 1975, ossia dieci anni dopo, la previsione risultava del tutto azzeccata. Quell’anno, Moore presentò ad un convegno un aggiornamento delle sue valutazioni. In sostanza, egli riteneva che il trend sarebbe continuato, seppure con una graduale diminuzione. Alla luce dei fatti, anche questa previsione si è rivelata sostanzialmente corretta. Per quanto tempo ancora varrà la legge di Moore?